defilippica s.f.
Sgraziata concione dai toni programmaticamente popolani, superbi e polemici intrapresa in uno spazio pubblico tra due o più miserabili o tra un unico miserabile e una platea appositamente riunitasi all’uopo, e avente come oggetto la legittimità morale di balorde minuzie dagli stessi o da altri commesse a loro supposto danno.
[Dal nome dell’autrice e oratrice televisiva Maria De Filippi (1961-), capostipite e feconda artefice, sebbene non protos euretés, della promozione e diffusione su larga scala di tale fortunato artifizio scenico-retorico ♦ a notare, la derivazione dal più tradizionale filippica, termine derivato a sua volta dalle violente orazioni di Demostene Contro Filippo, re di Macedonia, e passato a indicare, per est., ‘orazione dai toni infocati, veementi, concitatori’; nella defilippica, il prefisso de– indica piuttosto degenerazione di qualità e tono dell’argomentazione oltre che futilità della posta in gioco].
Esempio di defilippica (con actio, expressio e stanze prossemiche a scopo illustrativo)
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